martedì 30 novembre 2010

Luang Prabang - Pakse



Luang Prabang - Pakse


Questa mattina mi sono svegliato prima del gallo. Mi viene da fare kirikiki a squarciagola, ma penso che non sia una buona idea. Questo pensiero mi da già positività e in un’attimo sono pronto per uscire. Lo zaino lo lascio e lo prendo dopo perchè ho prenotato il pick up.

Fuori fa freschino, la luce è ancora timida e c’è una leggera nebbiolina, qualcuno ha già il fuoco acceso e prepara il cibo, qualcuno è in giro con il pigiama. Sono tutti sorridenti e super attivi, faccio una passeggiata di 20min e incrocio Marco e Mario, i monaci non sono ancora usciti, ma la gente si sta preparando per donare il cibo, in maggior parte è sticky rice. Vedo anche però che in un’attimo siamo circondati da centinaia di turisti con le macchine foto in mano.

Dopo una mezz’oretta passata con un buon black Lao cofee vediamo le prime macchie arancioni muoversi in fila, da lontano sembrano una fiamma che taglia la via.

La massa di turisti si accalca per fotografarli e io cerco di evitare tutto ciò e mi metto in delle vie secondarie dove passano lo stesso ma non ci sono turisti.



Riesco a fare anch’io qualche scatto, ma rimango piuttosto ad osservare questa coda di drago arancione che si muove per la città raccogliendo e donando ai più poveri.

Verso le sette la strada prende un’altra aria, io mi saluto con Marco e Mario e mi faccio l’ultima colazione al fresh market dalla solita signora che mi versa il caffè senza che glielo chiedessi. Un gesto che mi fa piacere e ti resta in testa.

Il viaggio di oggi è uno dei più duri, mi devo spostare dal nord al sud e sono 24h di pullman. Il primo pullman ci impiega tra varie soste 10h per fare 360km, strada indimenticabile per la quantità di buche e l’impossibilità di dormire. Le altre 14h di viaggio sono su un’altro pullman, night bus con il letto, peccato che il letto è singolo ma ci devono stare 2 persone e a me mi tocca dormire con un americano di 2 metri, ho “dormito” come una mummia fasciata e a volte con il spiaccicato al finestrino, meno male che c’era la luna da guardare, così soffice e gialla.

Arriviamo per le 8 a Pakse, sono un pezzo di legno da buttare, ho tutti i muscoli duri e il collo distrutto. Ci sono altri backpackers e insieme a 6 di loro prendo un tuk tuk. Sono 3 coppie, 2 francesi e una svizzera. Sono simpatici e insieme cerchiamo la guest house. Ne troviamo una economica ma bisognava aspettare un’ora che si liberassero le camere. Giusto il tempo per fare colazione tutti insieme.

Sono dei ragazzi veramente in gamba, hanno quasi tutti la mia età tranne un ragazzo che ne ha 39. Una coppia è in luna di miele per 4 mesi per tutta l’asia del sud. Ora fanno Laos, Cambogia e poi su in Byrmania e concludere in Thailandia.

Finito di fare colazione ci si mette d’accordo di andare a fare una gita prima di pranzo. Lascio organizzare a loro, io sono distrutto, mi propongono: visita villaggio - cascate - campi di coltivazione del caffè per un prezzo ragionevole.

Alle undici mi stanno tutti aspettando, saliamo sul furgoncino e inizia il tour, andiamo a vedere delle cascate molto belle, non facciamo il bagno ma ci siamo rinfrescati lo stesso. Il posto dove siamo stati è super rilassante, infatti ognuno di noi si è scelto uno scoglio e ci siamo messi a pensare ammirando la meraviglia di questa madre natura. Come è potente, ti attira a se e non ti molla.


Dalle cascate facciamo una piccola sosta pranzo in un posto molto bello in mezzo alla foresta e poi ci fermiamo al villaggio dove vive una tribù che parla una lingua totalmente diversa da quella Laotiana e che svolgono delle cerimonie molto antiche. Ad esempi ci hanno fatto vedere delle bare scavate in tronchi di legno o altre cose sui sacrifici degli animali. Ma io non ho seguito la guida. Sono stato distratto da un gruppo dei bambini e mi muovevo con loro, non volevo disturbare la guida e glia altri e quindi mi allontano con i ragazzini. Tiro fuori il mio palloncino giallo e si gioco da matti, ad un certo punto gli altri mi chiamano per andare a provare del loro tabacco che fumano con una pipa di bambù con dentro dell’acqua. Sono seduti in cerchio sotto una casa, noi siamo all’esterno e ci passano la pipa.

Mi accorgo che tra di loro c’è un bambino che ha le mani e i piedi tutti rigidi, la bocca semi paralizzata, mi avvicino per giocare con lui, mi fanno spazio e sono anch’io nel cerchio. Quando mi avvicino il bimbo inizia a ridere, gli faccio le linguacce e gli tocco il pancino, scoppia dalle risate e io scoppio in pancia, mi vengono quasi le lacrime. Non riesco ad andare via, il bambino mi tiene per mano, gonfio un palloncino anche a lui e chiedo alla guida se sa cos’ha il bimbo. Mi dice che ha problemi di salute e non sa nulla di più, non è mai stato visitato da un dottore. Stringo ancora la pancia e cerco di resistere, mi faccio le ultime risate con lui e mi tocca andare via.


Salgo sul pulmino e non parlo più finchè non arrivo nella mia stanza per farmi una doccia fredda.

Ceno insieme ai ragazzi francesi e decidiamo di andare alle 4000isole insieme il giorno dopo.

Perfetto sono dei buoni compagni di viaggio. Torno nella mia stanza e mi addormento pensando al piccolo bimbo del villaggio.


buonanotte bambini



why not!?


mr.d

lunedì 29 novembre 2010

Luang Prabang 3rd day


Luang Prabang


Mi sveglio alle sei meno un quarto senza nessun problema, mi preparo e in 5 min solo al fresh market dove mi sono dato appuntamento con i ragazzi. Di loro neanche l’ombra, decido quindi di fare colazione al mercato al solito posto, dopo una mezz’ora arrivano i ragazzi e mi dicono che abbiamo perso i monaci. Per oggi niente da fare, erano già passati e loro gli hanno visti, ma era in un’altro punto della città.


Lo si farà domani prima di partire per Pakse, intanto parto alle 8 e posso facilmente essere alle 5.30 a vedermi i monaci.

Con i ragazzi si decide di andare alle cascate, sono a 32km e si deve andare in tuk tuk, almeno che uno non prenda la bici, ma è già tardi poi il caldo diventa insopportabile.

Per il tuk tuk siamo in pochi, quindi dobbiamo cercare qualcun altro per abassare il prezzo. Stiamo ancora al mercato e io scatto qualche foto ai bambini che fanno colazione prima di andare a scuola. Nel frattempo passa un argentino che l’altra sera avevo conosciuto e anche lui era interessato alle cascate, ci mancavano ancora 2 persone ma anche una bastava per avere un prezzo onesto.

Troviamo un thailandese che vive a Londra, un ragazzo super vivace e anche lui con la mia stessa macchina foto, io guardo le sue, lui le mie e anche lui mi chiede qualche consiglio.

Arriviamo alle splendide cascate, sono un paradiso, ci sono anche 3-4 vasche dove si può fare il bagno e i tuffi, non vedo l’ora. Però prima facciamo un giro arrivando fino al punto dove inizia la cascata, un dislivello di 100m ripidissimo, avevo le ginocchia che mi arrivavano al mento e sono arrivato su tutto fradicio e con i piedi a pezzi. Facciamo qualche foto paesaggistica, ma io mi stufo presto e voglio andare a fare i tuffi.



Siamo rimasti un tre quarti d’ora a tuffarci nell’acqua verde e non avrei smesso mai a tuffarmi appeso alla corda.

Torniamo in città giusto in tempo per rifugiarci all’ombra di un ristorante con wi-fi. Riesco ad andare a farmi la doccia ed essere pronto per l’ultimo tramonto in questa città e l’ultima cena con Marco e Mario.



Non facciamo tardi, abbiamo mangiato di nuovo il pesce, ora ho appena finito di fare lo zaino ed ogni volta sembra che ci sia più roba.

Il fagotto del Matto si sta riempiendo di esperienze nuove, colori, suoni e magie...adoro viaggiare seguendo il “caso”...





Laku noc Laos


why not!?


mr.d

Luang Prabang 2nd day




Luang Prabang


Alzarsi con il gallo kikirikiki non è male, nonostante avessi i tappi è riuscito a darmi l’input per alzarmi. Sentivo rumori di vita quotidiana dei vicini laotiani e incuriosito mi preparo ed esco con la mia macchina foto al collo.

Prima di iniziare a cercar di noleggiare una bici mi metto a fare colazione al fresh market. Posto ideale per osservare della vita locale. Ci sono i bambini in divisa scolastica a dare un mano ai genitori a montare le bancarelle, fanno colazione seduti su delle casse di frutta e poi si preparano per andare a scuola. La sera gli vedi invece al night market sotto la lampadina della bancarella a fare i compiti e nel momento in cui si avvicina un turista interrompono lo studio per contrattare il prezzo con una calcolatrice.




Trovo la bici in un’agenzia per 2$, mi segno bene sulla cartina dove si trova il posto in modo tale da non avere i problemi a ritrovare l’agenzia e inizio a pedalare facendomi rinfrescare dall’aria mattutina.

Attraverso alcuni ponti in bambù che mi fanno allontanare dalla città e passo in mezzo a villaggi dove le donne tessono la seta ai telai e le galline ti tagliano la strada. Sono proprio pazze, ho rischiato di prenderle sotto mille volte.

Sono sul lungo fiume, un affluente del maestoso Mekong e d’improvviso sento voci di bambini e cerco la loro provenienza, mi incuriosisce perchè stanno urlando da matti.

Le urla di gioia provengono dal fiume, proprio sotto di me, sono sulla pendenza della riva a fare gli scivoli bagnando il terreno e scivolando col sedere sulla camera d’aria di una bici. Guardarli è proprio divertente, sono pieni di fango e ogni tuffo è una risata generale. Non si accorgono di me, sono proprio presi dal gioco, mi avvicino passando di fianco ai loro vestiti e gli arrivo alle spalle con il palloncino giallo dicendo “Sabadì”, è il saluto laotiano, loro si girano e mi sorridono. Gli regalo il palloncino, lo tengono in mano a turno, si tuffano con lui e poi se lo passano.


Io gli osservo e fotografo, vorrei tanto farmi il bagno anch’io, ma sono senza costume e non mi va di andare in giro infangato visto che sono ad una 15 di km dalla città.

Dopo un pò sono in mezzo al fiume a passarsi il palloncino e continuare a ridere, io mi fumo una sigaretta osservando la loro felicità e torno in città salutandoli.

Arrivando in città trovo per caso Marco e Mario, si stanno rinfrescando i piedi nel fiume, gli raggiungo e anch’io mi rilasso.

Siamo tutti felici e positivi, loro sono riusciti a fotografare qualche volto interessante e io ho avuto un altro incontro speciale.

Si avvicina un ragazzino che vende dei souvenir, non so come ha fatto a vederci, prova a venderci qualcosina ma capisce che non siamo dei buoni clienti, vede in noi però la voglia di giocare e allora anche lui si toglie la maglia e si mette a giocare in acqua con noi.

Ci divertiamo tutti e 4, io regalo un’altro palloncino giallo e giochiamo a pallavolo come i bambini.

Anche lui, Hati, è riuscito a sentirsi bambino, con il suo povero inglese mi ha detto che ha 10 anni e che non va sempre a scuola, perchè deve lavorare.


Andiamo a mangiare e a ripararci dal sole in un ristorante in riva al Mekong, a tavola si parla di fotografia e Marco e Mario mi fanno molte domande, finito di mangiare è arrivato il momento di mettere in pratica la mini lezione. I ragazzi si lanciano con me e cercano di seguirmi, di scattare gli stessi soggetti e a volte invece ero io che dicevo cosa andare a fotografare, con la regola che se una persona ti sorride, significa che è pronta a farsi fotografare e tu ovviamente gli ringrazi e a volte scambi qualche parola o solamente un incrocio di sguardi e sorrisi.

Il pomeriggio fotografico è stato positivo ed è stato un bel modo come sempre a scambiare un sorriso.

Ormai è giunta l’ora del tramonto sul Mekong e sei sei a Luang Prabang non te lo puoi perdere.


Ci fermiamo a prendere un paio di birre in un chiosco e andiamo alle scale sulla riva. Oggi ai ragazzi voglio insegnare a fare la silhouette. Io faccio due scatti, quelli che volevo, l’uomo con la canna di bambù in mano in cima alla barca e di sfondo i rossi, arancioni, gialli del tramonto.

Poi mi siedo e mi carico di luce guardando l’orizzonte, anche i ragazzi si siedono e si godono questo momento.

Ci fa alzare la fame e la voglia di pesce buonissimo alla brace. Me ne mangio uno grossissimo con le bacchette e devo dire che è un’ottimo modo per gustarselo.

Ci diamo la buona notte in riva al Mekong dandoci appuntamento domani mattina alle 6.30 per andare a vedere i monaci prendere l'elemosina.

Marco e Mario mi salutano "buonanotte maestro" io rido...


Sabadì Laos...Sabadì sabadì





why not!?


mr.d


domenica 28 novembre 2010

Just a perfect day in Laos

La mia ultima giornata in Laos è stata perfetta e questa non la scrivo ma vi lascio guardare i miei scatti...

Semplicemente grazie Laos

se fai clik sulla foto la veidi più grande...provaci...
















FOTO DI DINO JASAREVIC

sabato 27 novembre 2010

Luang Prabang


21 novembre 2010

Luang Prabang

La sveglia naturale funziona, ho un’ora per prepararmi e fare colazione, oggi si parte per Luang Prabang.

Sono riuscito a tardare lo stesso, hanno impiegato più di mezz’ora a prepararmi una sempli

ce colazione.

Il viaggio dura 6 ore e sono solo 240 km, la strada sale sulle montagne e i villaggi che si incorciano sono tanti, ognuno con il suo piccolo mercato e le case quasi tutte in bambù. I bambini giocano per le strade, le donne puliscono i riso e alcune preparano il chilly da far essiccare. I tetti di paglia sono ricoperti di rosso e l’effetto è meraviglioso, peccato non si possa fotografare dal finestrino e tirare fuori la macchina foto è impossibile data la quantità di buche che incontriamo.

Ci fermiamo in mezzo ad un villaggio in montagna e incontro lineamenti del viso molto particolari, gli occhi e il naso sono schiacciati e tirati. Fotografo qualche volto interessante e sorridente e risaliamo sul pulmino per continuare a salire seguendo i mille tornanti. Meno male che non soffro del mal d’auto, a differenza della giapponese che mi sta seduta diffianco con la testa nel sacchetto.

Arriviamo all’ora perfetta, il tempo di trovare la guest house con il bagno in comune e sono già fuori che mi dirigo al fiume per godermi il tramonto sul Mekong. Faccio un super giro in riva al fiume sulla penisola e trovo il punto giusto per godermi il tramonto e la magica sequenza di colori e luce. Mi carica bene questo momento della giornata, il tramonto sul Mekong è tutto un’energia positiva. Mi rilasso e viaggio dentro me stesso. Mi sento felice e fortunato a vivere quest’esperienza del viaggio, sto imparando molto e mi aiuta a capire me stesso. Alla fine viaggiare da solo significa anche conoscersi e soprattutto correggersi. In un certo senso ti esplori, riconosci i tuoi limiti e stimoli la tua curiosità.

Il tramonto mi ha fatto venire fame, in città è cambiato tutto rispetto al mio arrivo, c’è il night market e le bancarelle sono infinite. Luci ovunque, mi sento piuttosto disorientato e sembra una nuova città.

Mi infilo in un vicolo, è la via delle delizie, barbaque ogni due passi, spiedini di carne, pollo, pesce, rane, buffet di no

odle dai mille modi. La cosa bella è che ci sono anche dei tavoli, cerco un posto e sento delle voci italiane, mi fermo da loro chiedendogli se hanno fotografato il tramonto. Così si inizia a parlare e alla fine anche a mangiare mille spiedini e beerlao.

I ragazzi sono proprio simpatici e delle persone positive che ti fanno stare bene, gli invito nella mia guest house a gurdare delle foto e bere del lao lao. E qui inizia il mio problema di disorientamento, è la prima volta che mi succede di non capire proprio dove è il posto che cerchi. Non riuscivo ad orientarmi, era tutto diverso, e quindi dopo un’ora e mezza, facendo tutto il percorso che avevo fatto durante la giornata al contrario, sbagliando mille volte la strada. Ma è stato interessante, perchè con Marco e Mario abbiamo parlato di molte cose.

Trovata la guest house ci mettiamo nel giardino a guardare le foto, i ragazzi mi fanno molti complimenti e rimangono in silenzio, mi chiedono se il giorno dopo ci vediamo e andiamo a scattare insieme per la città.

Una bella giornata, bella gente e la città è proprio positiva





why not!?


mr.d

martedì 23 novembre 2010

Vang Vien


20 novembre 2010

Vang Viene




Visto che sono andato a letto non tardi mi sveglio presto e prima della sveglia. Il programma di oggi è noleggiare un motorino e visitare i villaggi, le grotte e le cascate.

Per 4 dollari il motorino è mio per tutto il giorno, mi faccio lasciare la mappa e inizio. Oh my god, le strade sono tutte sterrate e io mi mangio un sacco di polvere. Il paesaggio intorno sembra quello di Pandora, montagne con alberi verdi giganti e sotto come un lenzuolo il giallo dei campi di riso.

Sono arrivato alle grotte, un gruppo di bambini mi ferma e uno di loro mi accompagna a vedere una grotta calcarea con un Budha gigante all’interno. La grotta è bellissima, devo strisciare come un soldato nel fango passare vicino a dei ragni enormi, ma le sale sono meravigliose. Il bimbo mi fa strada come se fosse casa sua e alla fine gli lascio un euro.

Da qui mi sposto alla laguna blu, ma prima di arrivarci becco un gruppo di ragazzini, mi fermo e inizio a giocare con loro. Gli gonfio subito un palloncino, giochiamo nei campi e uno di loro cade e si fa male. Lo disinfetto e subito dopo arriva un’altro che ha l'alluce del piede destro fasciato con un pezzo del sacchetto di plastica. Glielo tolgo e inizio a medicarlo e poi gli metto i cerotti. Sono felicissimi e sorridenti.

Dopo un’oretta gli lascio e vado alla laguna blu, un posto meraviglioso, con l’acqua blu smeraldo e tutto intorno verde. Ci sono dei bungalow con solo il tetto per stare a rilassarsi all’ombra, me ne scelgo uno, leggo qualcosina e poi mi faccio i tuffi con la corda e dalla’albero di 10m. E’ proprio uno spasso.

Prossima destinazione sono le cascate, per strada trovo un francese che come me le cerca e decidiamo di trovarle insieme. Guidiamo su una strada panoramica e incontriamo bambini qua e la con i quali giochiamo.

Le cascate sono molto belle, peccato che li non arrivi più il sole, giusto il tempo di fare qualche foto e poi via che si va a vedere il tramonto dalla strada che abbiamo fatto. Ci fermiamo in mezzo alla strada e davanti a noi ci sono sagome di montagne e il cielo rosso. Stiamo una mezz’oretta in silenzio e poi ripartiamo super carichi di luce.

Stasera visto che ho saltato il pranzo mi faccio una cena di pesce molto buono per viziarmi. Spendo 5 euro, ma sono pieno.


i love you Laos


why not!?


mr.d


Vientiane

19 novembre 2010

Vientiane Vang Vien






Mi sveglio e sento già il bisogno di partire e spostarmi al nord, a Luang Prabang, ma non posso non fermarmi a Vang Vien. Si dice che per questa città c’è amore e odio da parte dei turisti.

Mi prendo il biglietto con partenza all’una e ho tutta la mattinata per vedermi la città, soprattutto quello che mi interessa cioè il mercato locale.

Sono pronto dopo una colazione a base di panino con la baguette e caffè laotiano. Qui finalmente trovo il pane, non è loro ma è stato importato grazie al colonialismo Francese.

Il mercato è meraviglioso, sono l’unico bianco in mezzo a migliaia di persone, non passo inosservato e molti mi sorridono e si lasciano fotografare.

Quì è tutto un delirio e le cose nuove da vedere sono infinite. entro nei vicoli strettissimi e bui, pesci che saltano dalle vasche, cavallette fritte e frutta e verdura stranissima. Non è il posto migliore per fotografare e anche le parole per descrivere il tutto non riesco a trovarle.

Ormai è giunta l’ora per partire, sul pulmino siamo in 4 backpacker, ma in un attimo l’autista fa salire altre persone locali e siamo full.

Per fare i 140km ci mettiamo 5 ore, non riesco a chiudere gli occhi, il paesaggio che mi circonda è surreale, metto via anche il libro e incollo il naso al finestrino.

Arriviamo a Vang Vien prima del tramonto, ho il culo distrutto e male alle mani a forza di tenermi per non saltellare durante il tragitto movimentato. Diciamo che viaggiare in Laos è una buona palestra, mi fanno persino male gli dominali.

La guest house è un pò fuori dal centro, per mangiare faccio una passeggiata di 5 minuti e fuori da un locale c’è un’australiana che mi rimorchia con il suo free shot di Tiger Lao ( un whisky non male ).

Mi siedo e ordino da mangiare, la ragazza continua a versarmi bicchieri tutto il tempo, all’ottavo le dico stop e da lì non l’ho più vista. Anche perchè il locale, come tutti gli altri si riempito di giovani australiani, canadesi e americani in cerca di sballo e



why not!?


mr.d


Viaggio per il Laos



17 novembre 2010

Viaggio per il Vientiane




E’ arrivato il giorno della partenza per il Laos, lascio la Thailandia e la saluto con un arrivederci.

I pullman partono alle 20.00 e ho ancora una giornata per girare a Chang Mai e salutarmi bene con Simone.

Ci facciamo un giro per i templi e a fine giornata ceniamo in un posto molto economico ma il cibo molto buono.

Guardo l’ora e vedo che sono le 19.30, sono in ritardo visto che non ho considerato la distanza e il traffico della sera. Arrivo alla stazione e scopro che i pullman è full. Non posso rimanere qui un’altro giorno e comincio a parlare con l’autista, finchè non arriviamo ad un accordo che mi piace molto. Cioè viagiare nella cabina dell’autista a metà prezzo. Cerco di scendere ancora qualcosina con il prezzo e poi gli dico Why not man!?

Salgo e ci sono altri 2 autisti, presumo che si daranno il cambio, io mi trovo la mia situazione, mi copro bene, visto che l’aria condizionata è a palla.

Prendo sonno subito, peccato che dopo un paio di ore non sono più l’unico viaggiatore in cabina. Salgono altri 3 locali, si siedono al mio fianco e gentilissimi cercano di non disturbarmi, io cerco di fargli più spazio possibile assumendo la posizione fetale, ma che comoda.

Il viaggio dura un’eternità, ma il panorama che mi vedo dalla cabina è spettacolare. Il cellulare è scarico e non so più neanche che ore sono, ci scaricano a 40 km dal confine, sono l’unico backpacker. Trovo un tuk tuk che mi porta al confine ad un prezzo ragionevole.

Le pratiche per il visto sono veloci e in mezz’ora sono sul ponte dell’amicizia che collega la Thailandia e il Laos.

Sono nella capitale a Vientiane, il primo impatto sono le bandiere rosse con falce e martello che sventolano per le st

rade insieme a quelle del Laos.

Un’altro tuk tuk mi porta in centro e incomincia la ricerca della stanza, qui i prezzi sono alti, quindi ne scelgo una con il bagno in comune, ma l’importante che sia pulita.

Dopo un riposino sono pronto per girare la città, vado a cambiare i soldi e mi ritrovo il portafogli pieno di banconote da: 500, 2000, 20000, 50000.

Non riesco ad abituarmi a questi soldi ma facendo il conto sono riuscito a mangiare una buona cena per 3 euro con la mitica Beerlao...



Buonanotte Laos, I’m here...





why not!?


mr.d


giovedì 18 novembre 2010

Phalong e dintorni 6th day

16 novembre 2010

Phalong e dintorni


Mi sveglia il gallo, non ci credo ma sono le 5.30, rimango ancora a girami sul pavimento dove ho dormito e vedo che la mia zanzariera aveva dei buchi grandi 10 cm. Non sono stato punto da nessun insetto per fortuna. La notte è stata lunghissima, ho dormito vera

mente poco, i suoni della jungla mi hanno tenuto sveglio per tutta la notte e sotto di me sentivo rumori di chissà quali animali.

Verso le 7.00 mi alzo, e anche le 2 famiglie del villaggio sono in piena vita, la mamma di Naphun sta lavando i panni nel fiume e le due bimbe si stanno preparando.Tutti gli altri compagni di trekking, stanno dormendo e io mi

metto sulle panchine a scrivere, ecco che arriva Naphun con il palloncino giallo e mi chiede di giocare, mi alzo e mi sento già carico grazie a lei.

Mi deve salutare perchè è ora di andare a scuola, prende lo zainetto e il suo baloon, la vedo allontanarsi saltellando e giocando, ogni tanto si gira per salutarmi con la mano.

Pian piano si svegliano tutti, Tony ci ha prepa

rato la colazione con uova, pane caldo e tè. Prendiamo le nostre cose e ci incamminiamo per andare a fare il giro sugli elefanti.

Passiamo in mezzo a delle risaie e vediamo dei contadini lavorare che ci salutano e si lasciano fotografare.

Arriviamo dagli elefanti e saliamo in coppia su ciascun elefante, siamo io e Simone, abbiamo dato il nome al nostro Marcello, lo abbiamo accarezzato, gli abbiamo dato da mangiare e io mi sono coccolato anche Marcellino, un piccolino di quasi un anno.

Saluto gli animali più belli al mondo e ci saliamo su delle barche di bambù per ammirare il paesaggio lungo il fiume. Fa molto caldo e come se Tony lo capisse ci dice che ci porta a fare il bagno alle cascate. Woow, ci voleva proprio, le cascate sono piccolissime ma l’acqua è ottima. Da qui facciamo pausa pranzo con un super buffet di cibo Thai sempre molto buono e concludiamo la gita con un rafting spericolato pieno di adrenalina e urla.

Mi sono proprio divertito e torno a Chang Mai contento e stanchino. Ritorniamo alla guest house dove stavamo e Simone va subito a farsi un “massage”, io mi fermo con la ragazza inglese a bere qualcosa al bar della guest house e a passarle le foto della gita, le voleva assolutamente, tutte e 195. Non ho saputo dirle di no e visto che era il suo compleanno glielo regalate così come erano.

Si fa ora di cena, mangiamo qualcosina in giro e già non mi sento più abituato ai neon che ci sono e il kaos.

Domani si riparte, io per il Laos e Simone per il sud.

Ciao Thai, a presto...

why not!?


mr.d


Phalong 5th day



15 novembre 2010

Phalong


Ci svegliamo presto, oggi andiamo a fare il trekking. Facciamo colazione al volo pensando di essere in ritardo ma ci tocca aspettare per tre quarti d’ora il ragazzo dell’agenzia al bar della guest house.

Il ragazzo che ci viene a prendere riesce a farsi perdonare con il suo sorriso e la sua solarità.

Saliamo sulla jeep e non siamo da soli, con noi ci sono una ragazza inglese, un francese e la sua ragazza Thai e infine si aggiungono anche 2 svizzeri, un’altro francese e non poteva mancare l’israeliano nato in russia.

Siamo un bel gruppo e la nostra guida si chiama Tony, un ragazzo Thai di 23 anni molto simpatico e cortese, io l’ho preso subito di simpatia e l’ho soprannominato Tony Maccaroni.

Prima di raggiungere il posto da dove sarebbe partito il trekking ci fermiamo in allevamento di farfalle e orchidee, nulla di speciale ma faceva parte del pacchetto.

Un’altra mezz’ora di fuoristrada e iniziamo la camminata nella jungla, siamo circondati da versi di animali strani, alberi intrecciati, colori meravigliosi e umidità da paura.

Dopo 3 ore di trekking poco impegnativo, ma rilassante, che ti lasciava lo spazio e il tempo di pensare e nello stesso momento osservare cose nuove, ci fermiamo in un piccolo di villaggio per una pausa di 40 minuti.

Io sono l’unico ad allontanarmi per fare un giro, gli altri si rinfrescano e riposano.

Da lontano sento delle urla di bambini e cerco di individuare la provenienza, eccoli trovati, sono dentro un cespuglio e stanno raccogliendo qualcosa.

Come sempre il primo approccio è quello più difficile, soprattutto quando non parlano l’ingles

e, ma qualche pernacchia e finta caduta mi rende ridicolo ai loro occhi e riesco ad incuriosirli. Cominciamo a ridere e scherzare e ad avvicinarci sempre di più, qualcuno si lascia anche toccare, capisco che è arrivato il momento di mettere il magico naso rosso e da qui in poi è stato un’esplosione di emozioni e adrenalina. Qui capisco cosa vuol dire essere felici, esserlo io e per qualche minuto anche loro. Ma loro lo sono già nella loro vita, non hanno perso quel istinto, noi occidentali invece facciamo fatica a trovarlo.

Grazie alla lettura di Terzani ( Un indovino mi disse) osservo molto di più questo popolo e penso invece a quello che siamo noi e io nella mia vita in Italia, dobbiamo imparare molto da loro e non cercare invece di fargli morire con la nostra modernizzazione. Gli stiamo pian piano soffocando.

riporto qui un pezzo del libro che in questi giorni mi sta facendo guardare con occhi diversi questo paese: “ In apparenza tutto va bene, oggigiorno in Asia. Le guerre sono finite, la pace, anche quella ideologica, regna, con

pochissime eccezioni, sull’intero continente e ovunque non si fa altro che parlare di crescita economica. Eppure proprio ora questo antico, grande mondo di diversità sta per soccombere. Il cavallo di Troia è la -

Invece di continuare sulla propria strada e cercare soluzioni asiatiche ai suoi problemi, l’Asia importa adesso, senza alcuna discriminazione, le formule del successo altrui e quindi rinuncia progressivamente alla propria diversità. Il rapido sviluppo strangola la sua cultura, mentre la pressione del nuovo materialismo spezza i legami tradizionali, distrugge i vecchi schemi di valori e toglie la fiducia in tutto ciò che non è riconducibile al denaro. Modernizzazione vuol dire occidentalizzazione e con questo l’Asia perde definitivamente la coscienza di sé. “

Ai 3 ragazzini si sono aggiunti altri bimbi e poi altri ancora che sono stati chiamati da quelli che c’erano, gli ho fatto fare il trenino e gli ho sistemati per terra. Ho giocato con le palline da giocoliere, gli facevo sparire i fazzoletti colorati nel naso e gli facevo uscire dalla mia bocca e poi ci siamo messi a rincorrerci nel prato.

Arrivo dagli altri ancora più carico di prima e parto saltellando, Tony mi dice di rallentare ma “I’m happy!!”. Altre 2 ore di trekking per arrivare nel piccolissimo villaggio di 4 case dove dormiremo.Starei tutto il giorno a giocare con loro e farmi sporcare dalle loro mani piene di terra e i loro nasi caccolosi, ma c’è un gruppo che mi aspetta per continuare il trekking.

Il posto è meraviglioso, si trova diffianco ad un fiumiciatolo con una piccola cascata dove si possiamo fare il bagno per rinfrescarci. Dimentichiamo la stanchezza e in un click abbiamo già tutti quanti il costume.

Ci rilassiamo nelle vasche naturali con l’acqua che ci scende sulle spalle, sento il mio corpo rivitalizzarsi e le nostre facce sono entusiaste e io ringrazio madre natura.

Usciamo dall’acqua dopo 40min, mi asciugo e mi siede su delle panchine al centro del villaggio, dove presumo si farà il fuoco.

Vedo arrivare dalle colline due bambine con la divisa scolastica. Una è piccolissima e l’altra avrà una decina di anni. Passano diffianco e mi salutano con un sorriso puro e naturale, vanno verso la loro capanna e lasciano lì i loro zainetti.

Vengono subito a sedersi con noi e la più piccola ha con se un quaderno e l’astuccio. Io e uno dei 2 svizzeri ci avviciniamo alla piccola e le chiediamo come si chiama, Napun. Il ragazzo svizzero parla qualche parola in Thai e cercare di formulare delle frasi per avere una conversazione con Napun, lei lo prende sul serio e comincia a correggerlo. Diamo un’occhiata al suo quaderno e noto che anche gli altri sono incuriositi e la abbiamo circondata, lei si sente protagonista e ci fa da mestra di Thai a tutti.

Finito di fare i compiti, Napun merita un premio, prendo la mia sacca da clown e le prendo un palloncino giallo, lo gonfio e iniziamo a giocare e ridere.

Napun è una bambina stupenda, ha un sorriso naturale e trasmette allegria, si vede e si sente che non è stata infettata dal stramaledetto virus della televisione.

Ormai inizia a fare buio e Tony ci chiama per la cena, ha cucinato lui, pollo al red curry, verdure e riso. Tutto molto buono e io mi mangio due piatti.

Finiamo la serata intorno al fuoco con discorsi poco belli, anche se ho cercato di deviare alla fine si è finito di parlare di donne a pagamento.

Sono andati tutti a letto molto presto, io sono rimasto intorno al fuoco a bere qualche goccia di grappa bosniaca che mi sono portato e a fumare la sigaretta della buona notte.


Buonanotte mezza luna...sei proprio bella da qualsiasi lato



why not!?


mr.d


martedì 16 novembre 2010

Ayuthaya - Chang Mai 3rd-4th day

13-14 novembre 2010

Ayuthaya - Chiang Mai 3° - 4 ° giorno


Arriviamo in questa città dopo 2 ore di treno locale dove un sacco di Thai ci ha offerto da mangiare e in molti ci hanno sorriso. Ayutthaya è una delle città principali per la bellezza e l’importanza dei suoi templi nonché in passato è stata una delle città più importanti.

E’ un isola circondata dal fiume, bisogna arrivarci con una barca e poi spostarsi in tuk tuk per visitare gli innumerevoli templi, noi decidiamo di vederne solo 3. Ne è valsa la pena, nonostante facesse molto caldo.

Passiamo poi un’oretta in un ristorante a

mangiare in riva al fiume e poi ritiriamo i bagagli che abbiamo lasciato in deposito alla stazione per soli 45 cent e aspettiamo il treno notturno per Chiang Mai.

Faccio in tempo di sistemarmi, mettermi nel mio loculo e prendo subito sonno.

Mi sveglio il giorno dopo alle 8 senza mai aprire gli occhi, il treno è in ritardo di 3 ore, ma questo mi da la possibilità di farmi qualche giro nei vagoni e ammirare il meraviglioso panorama dal finestrino. I treni sono molto puliti e pieni di occidentali zaino in spalla.

In stazione di Chiang Mai ci aspettano una cinquantina di tuk tuk, srnza aver fretta ci sediamo in locale, beviamo un succo e decidiamo dove cercare la sistemazione.

Ci spostiamo nella città vecchia e la prima guest house ci va bene, 5 euro a notte, acqua calda e stanza pulita.

Ci accorgiamo che oggi è domenica e c’è il Sunday street market proprio sotto la nostra stanza, vediamo che la gente comincia ad allestire le bancarelle e leggiamo sulla guida che inizia alle 4.00pm e finisce alle 12.00. Non abbiamo fretta, io mi faccio la doccia, Simone va a farsi un massaggio e poi si esce per trovare un’agenzia che organizza trekking in jungla e altro. Troviamo una buona offerta con: trekking - rafting - bamboo rafting - passeggiata sugli elefanti e notte in un villaggio. Contenti della scelta andiamo a festeggiare al mercato.

C’è una folla immensa di gente, luci ovunque e odori invitanti. Serata tranquilla all’insegna dello shopping, mi sono permesso solo di comprarmi dei boxer in seta super sexy con gli elefanti.

Si va a nanna presto domani ci aspettano 6 ore di trekking.
























why not!?


mr.d